Napoli è una città stratificata, nello spirito e nella materia; capita così di accedere a una vecchia cantina, di addentrarsi e scoprire un tesoro incredibile.
Sotto certi edifici del centro storico, anche i più umili, possono nascondersi portali che conducono a luoghi incantati e di meraviglioso valore storico. Napoli è un luogo gravido di sorprese, in cui tanti misteri sono ancora sconosciuti e da svelare.
Via dei Tribunali corrisponde all’antico decumano maggiore di Neapolis: una via oggi molto amata dai turisti ma per anni contaminata da un oblio profondo e dal degrado. Su questa strada, che un tempo era un’arteria viaria fondamentale del centro antico di Napoli, si affacciano ancora oggi edifici di culto di significativa importanza.
Molte altre strutture di elevato valore storico-artistico sono state distrutte o cancellate dalla cattiva gestione urbanistica del ‘900. Ma sottoterra, laddove il malgoverno non può far danni, si conserva ancora qualcosa di meraviglioso.
In via san Paolo ai Tribunali numero 4, attraverso alcune case popolari è possibile accedere attraverso una cantina a un diverso strato della città di Napoli, dove si nasconde un tesoro incredibile. Un altro accesso a questo luogo inaspettato è fornito da una botola ubicata in un vascio (un basso) di vico Cinquesanti.
Anche l’accesso principale a quello che oggi è un cantiere aperto al pubblico di restauro e recupero bisogna scendere sotto i vecchi palazzi di via dei Tribunali.
E da qui è possibile arrivare direttamente nei sotterranei del teatro Neapolis, uno dei più grandi e meglio conservati della prima epoca imperiale.
Il teatro fu ritrovato in maniera casuale nel 1859, con i lavori di riammodernamento di una vecchia cantina. I primi scavi cominciarono solo alla fine dell’Ottocento ma senza una direzione chiara. Negli anni ’80 del Novecento, gli archeologi riuscirono finalmente a isolare e recuperare le strutture murarie di epoca romana, distinguendole da quelle di epoca angioina o più moderna. Così dal 1997 ha avuto inizio una più organizzata campagna di scavo.
Oggi è dunque possibile visitare le vestigia di un teatro che all’epoca di Nerone conteneva cinquemila persone. Si cita l’ultimo imperatore della gens Giulio-Claudia, perché Nerone ebbe un rapporto privilegiato con Napoli e con questo teatro. Dato che a Napoli si parlava ancora greco ed era una città molto vivace dal punto di vista artistico, Nerone la aveva eletta a suo luogo di riposo e di svago. E nel teatro di Neapolis era solito esibirsi personalmente con la sua lira. Seconda la leggenda in concerti interminabili, che potevano durare anche una decina di ore.
L’antico Teatro romano di Neapolis si trova attualmente inserito in una ampia zona, ancora coperta da palazzi di epoca più recente. Parte sotto l’attuale via Anticaglia, prosegue lambendo via san Paolo dei Tribunali, fino a toccare vico Giganti. Nella stessa zona insisteva anche l’antico foro. Ed è certo che il sottosuolo, tutt’intorno al teatro conservi ancora tantissime sorprese. Ecco perché il cantiere dello scavo e sempre aperto, anche se visitabile dai turisti.
Inizialmente si era pensato di abbattere i palazzi superiori per riportare in luce il vecchio teatro. Ma l’archeologia contemporanea crede che sia più giusto conservare le vestigia del passato in senso dinamico, senza cioè rinnegare il loro rapporto con la contemporaneità o con le epoche successive.
Napoli è una città stratificata, si è detto, e come tale va intesa e rispettata. Si entra in una vecchia casa, si accede a una cantina e si scopre un tesoro, scendendo nei sotterranei che culminano in due corridoi anulari (ambulacri), sui quali si aprivano i vani di servizio, detti cunei.
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Ci sono anche le scale di accesso alla parte alta degli spalti, con gli ambienti comunicanti con i sedili inferiori riservati a personaggi illustri (vomitoria).
Una parte della cavea è esposta ancora alla luce del sole, circondata dai palazzi che ci sono stati costruiti intorno. E lì Napoli vive la sua esistenza ordinaria. Proprio nel punto in cui duemila anni fa, secondo quanto racconta Svetonio, Nerone debuttò con una sua ode. Si racconta che durante lo spettacolo scoppiò un violento terremoto, e che l’imperatore valutò comandò al pubblico di non muoversi: i boati valevano come apprezzamenti degli dèi, che volevano che egli continuasse a cantare.
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