La parola trammammuro in napoletano indica una struttura diffusa in tutto il mondo e di uso più che comune. Ciononostante. è difficile per chi non ha dimestichezza con la lingua partenopea capire di cosa si stia parlando.
Per capire il significato di questa parola apparentemente oscura è necessaria un’analisi etimologico. Nulla di complicato…
Basterà scomporre la parola nei suoi due principali elementi costitutivi e interpretarne il senso, tenendo presente che il popolo napoletano è poetico anche nel dialetto.
Trammammuro… A cosa potrebbe rimandare, questo lemma dal suono particolarmente duro? La durezza è data appunto da un doppio raddoppiamento fonosintattico della lettera “m”. Infatti le due parole da cui si sviluppa questo termine composto sono “tram” e “muro“. In mezzo alle due c’è una “a”. Quindi la traduzione letterale della parola è “tram a muro“.
E che cos’è questo tram a muro? Per i napoletani, ormai da più di un secolo, ovvero dall’introduzione dei primi montacarichi, è l’ascensore. Bisogna però osservare che un tram, di norma, procede su un piano orizzontale, cioè lungo una strada, mentre l’ascensore si muove in verticale, salendo e scendendo. Per i napoletani, però, non vi era troppa differenza fra il primo e il secondo mezzo di trasporto, tranne che per il fatto che l’ascensore rimanesse attaccata a un muro. L’aspetto era simile e anche il meccanismo…
Cosa significa la parola trammammuro
E qui entra in gioco l’etimologia. La parola tram è di origine inglese (e ha un etimo incerto). Per il napoletano, però, il termine aveva anche un valore onomatopeico, ovvero rievocava lo sferragliare dei pistoni e delle cinghie che muovevano i veicoli su rotaie e i montacarichi addossati al muro. Poi, attraverso un composto aplologico delle parole tram e muro, e con un’aplologia (cioè la modificazione della parola per crearne una nuova) è venuto fuori il trammammuro.
E i napoletani se ne intendevano di ascensori. Nel rione Sanità è ancora presente il cosiddetto ascensore della Sanità: un sistema di trasporto verticale che collega il ponte della Sanità a famoso rione popolare. Lo speciale ascensore con due cabine in acciaio fu messo in funzione per la prima volta nel 1932, ed era provvisto di sedie, (proprio come un tram!) per stare più comodi.
Anche se poi fu tenuto fermo per più di trent’anni, l’ascensore è sempre stato lì, sotto via Santa Teresa degli Scalzi e corso Amedeo di Savoia. Chiuso e riaperto più volte nel corso del tempo, è un luogo a cui i napoletani sono molto affezionati. Presto dovrebbe essere restaurato.
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Dopotutto il primo prototipo moderno di ascensore è nato nel Regno di Napoli, nella metà dell’Ottocento, a opera dall’architetto Luigi Vanvitelli. Si trattava di un dispositivo di sollevamento per il re installato a Caserta, nella reggia, e denominato “sedia volante”. Per maggiore sicurezza era assicurato al muro, per poter procedere con una parete d’appoggio. E dà lì forse i napoletani hanno cominciato a usare il termine trammammuro.