L’arresto del boss Matteo Messina Denaro ha portato alla scoperta di moltissimi dettagli sulla sua vita e sulle sue passioni.
Molti di questi dettagli sono emersi a seguito della scoperta e della perquisizione dei covi utilizzati dal latitante per diversi anni e oggi sono di dominio pubblico.
Come accade sempre in questi casi, l’interesse intorno alle figure celebri che hanno fatto la storia del nostro Paese (nel bene e nel male) è assolutamente enorme. Bisogna dire però che Matteo Messina Denaro è un personaggio assolutamente sopra le righe, che giustifica sicuramente la curiosità del pubblico.
Di lui si sa, per esempio, che al contrario di molti uomini di mafia non ha mai voluto una famiglia. Ha avuto però diverse relazioni stabili e da una di esse è nata Lorenza, la figlia ormai adulta che non ha mai incontrato suo padre e che oggi conduce una vita perfettamente normale, portando il cognome Alagna, che appartiene a sua madre.
Solitario ma amante delle donne, appassionato di filosofia ma anche di moda e di auto di lusso, Matteo Messina Denaro potrebbe essere venuto fuori dalla sceneggiatura di un film.
Una delle curiosità più clamorose che gli inquirenti hanno rivelato sul boss che è sfuggito alla giustizia per oltre 30 anni, è che aveva un’amante fissa. L’ipotesi, molto concreta, è stata formulata perché in uno dei suoi covi sono stati trovati degli abiti femminili che potrebbero essere stati lasciati lì da una donna che frequentava abitualmente il piccolo appartamento.
“Il Padrino”, come amava farsi chiamare, aveva sempre avuto un grande rimpianto: non aver studiato oltre la terza media. Per questo motivo da adulto ha sempre studiato molto, interessandosi di filosofia e di storia.
Nei suoi rifugi sono stati trovati libri sulla vita di Hitler e di Putin, figure a cui, evidentemente, Messina Denaro cercava di ispirare la sua figura da leader.
E se i riferimenti storici erano quelli di due grandi dittatori, quelli cinematografici non erano da meno: appesi alle pareti del covo di Campobello di Mazara c’erano le foto di Marlon Brando e Al Pacino, entrambi indimenticabili protagonisti de Il Padrino.
Oltre a libri e cinema, i pentiti che lo hanno conosciuto hanno affermato anche che fosse un patito di videogiochi e di puzzle, tanto da sguinzagliare i suoi “uomini” alla ricerca di un pezzo che mancava in una delle scatole che aveva acquistato.
Pare però che il boss non fosse soltanto un topo da biblioteca: amava girare parecchio e, per farlo, ha anche acquistato (di persona!) un’Alfa Romeo Giulietta intestata alla madre di un suo prestanome e che per anni è stata custodita nei terreni del figlio di uno dei suoi fedelissimi.
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Non esattamente la vita di un uomo braccato dalla giustizia, insomma: piuttosto quella di qualcuno che, semplicemente, fa una vita piuttosto ritirata ma che non si fa mancare nulla.
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