I reati commessi dai minori sono in costante crescita e, secondo gli esperti, la preoccupante deriva è una conseguenza della pandemia. Dopo il Covid i figli degli italiani sono dunque diventati più irrequieti e violenti?
Ecco un’altra forma della sindrome post-Covid. Si tratta di un fenomeno previsto da sociologi e psichiatri. Chiudere gli adolescenti in casa avrebbe portato a delle gravi conseguenze: questa la tesi più diffusa fra gli esperti.
E infatti i dati parlano chiaro: con la fine della pandemia sono cresciuti enormemente i reati commessi da minorenni. I figli che sono stati privati per mesi di occasioni di confronto e socialità, ora, si scoprono più cattivi, indisciplinati e violenti. Crescono le rapine, per esempio. E non di poco. Secondo gli ultimi dati i casi sono raddoppiati rispetto al periodo precedente al Covid.
Fino al 31 ottobre del 2019 i minori denunciati e arrestati in Italia erano stati in tutto 25.261. Poi si calcola che gli under 18 avevano compiuto tredici attentati, diciassette omicidi volontari e quarantatré tentati omicidi. In oltre si registrarono più di duemilatrecento episodi di lesioni, trecentonovanta di percosse e più di milleseicento rapine. E cosa succede dopo tre anni? Per gli omicidi si registra un + 35,3% (sono infatti ventitré i casi accertati). I tentati omicidi salgono al + 65,1% (settantuno casi). Gli episodi di percosse stanno a + 50%, le rapine a + 75,3% (2.968). E, in totale, rispetto al 2019, i minorenni denunciati e arrestati sono 28.881. Il 14,3% in più.
I figlio diventano più cattivi e vilenti dopo la pandemia
Sono molti gli studi che hanno evidenziato in che modo la recente pandemia da Covid-19 abbia determinato un evidente impatto sulla vita emotiva e sociale dei più giovani. Quasi sempre il cambiamento ha causato un peggioramento delle condizioni oggettive e soggettive di benessere personale.
Ecco cosa afferma l’ultimo dossier di Transcrime sulle gang di minorenni, realizzato in collaborazione con l’Università cattolica del Sacro Cuore, il Viminale e il ministero della Giustizia. “Questa situazione si innesta in un contesto già critico“, prosegue il dossier, “con significativi livelli di abbandono scolastico e difficoltà di inserimento nel mercato del lavoro“.
Quindi è sempre la scuola la cura principale per poter arginare la pericolosa deriva. Insieme al controllo delle famiglie e il contrasto all’emarginazione.
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I dati relativi ai crimini sono quasi raddoppiati rispetto al periodo pre-virus, e indicano un malessere diffuso. Di certo non c’entra solo il Covid ma ha una grande importanza anche la crisi economica. Il fenomeno è complesso e angosciante. E sta allo Stato, prima di chiunque altro, porvi rimedio con politiche attive.