La notizia che preoccupa molte famiglie: qualcuno dovrà restituire una parte dell’Assegno unico, ecco chi e perché
Il sostegno per le famiglie erogato da parte dell’INPS è uno dei più diffusi nel nostro paese. Viene riconosciuto ai nuclei con figli minorenni a carico, a seconda della fascia reddituale e di alcuni requisiti precisi. Ricordiamo, ad esempio, che per figli portatori di disabilità non c’è invece limite di età. Arriva in questi giorni una notizia che preoccupa molte famiglie: chi dovrà restituire parte dell’Assegno Unico e perché.
A quanto pare, alla base dell’accaduto ci sarebbe una sorta di fraintendimento, quello che viene definito un “cavillo” della normativa che avrà, come conseguenza, la restituzione per alcuni beneficiari di una parte della somma ricevuta. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza a riguardo: cos’è successo.
Assegno Unico, chi dovrà restituire una parte della somma e perché
Al centro dell’attenzione ci sarebbe non l’Assegno Unico in sé, ma la maggiorazione che molte famiglie hanno richiesto. Parliamo di quell’aumento di 30 euro massimo a figlio, che veniva riconosciuto nel caso in cui tutti e due genitori risultassero percepire “redditi da lavoro”.
Come sempre, l’aumento della cifra è stata stabilita in base alla situazione reddituale: il massimo ai nuclei per i quali l’ISEE non supera i 15 mila euro, per andare a ridursi gradualmente all’aumentare della soglia.
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Le richieste di questa maggiorazione sono state moltissime e, quasi tutti, hanno visto quindi salire la somma dell’Assegno Unico. Solo ad Ottobre c’è stato lo stop da parte dell’INPS, quando è emerso “l’errore” o, se vogliamo, la confusione che riguardava i requisiti di accesso a questa ulteriore agevolazione.
Sì, perché a farne richiesta e beneficiarne non sono state solo le famiglie composte da due genitori, ma anche quelle mono genitoriali. Padri e madri single, dunque, hanno avuto accesso alla maggiorazione del sostegno. A quanto pare, però, proprio qui entra in gioco il cavillo di cui parlavamo all’inizio.
Pare, infatti, che la normativa vada a specificare, letteralmente, che solo quelle famiglie composte da entrambi i genitori lavoratori, ne avessero diritto. Per questo motivo, chi ne ha avuto accesso pur essendo escluso da questo requisito, dovrà “restituire” l’importo ricevuto, la differenza ottenuta con la maggiorazione.
Si tratta, nel caso del massimo della somma, di 30 euro al mese, quindi considerando il periodo di erogazione che è andato da Marzo fino a Settembre, di circa 210 euro. Va chiarito, comunque, che i diretti interessati non andranno a effettuare un vero e proprio pagamento per rimborsare l’INPS. La restituzione, sembra, sarà incorporata come conguaglio sugli assegni successivi.